Mps-Mediobanca, ruolo del Mef non è oggetto di indagine
Fonti, avrebbe dato sostegno all'operazione ma nessun reato
Nell'indagine della Procura di Milano sulla scalata a Mediobanca da parte di Mps il ministero dell'Economia e delle Finanze "non è oggetto di accertamento, non è una persona fisica e non può commettere reati". È quanto viene riferito in ambienti giudiziari milanesi a proposito dell'inchiesta in cui sono indagati l'imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, il presidente di Luxottica e Delfin Francesco Milleri e l'ad del Mps, Luigi Lovaglio. Secondo inquirenti e investigatori il ruolo del Mef è stato "significativo" in uno dei 5 punti del presunto concerto occulto contestato nell'inchiesta, ma non è oggetto di indagine. L'elemento principale, come fanno notare in ambienti giudiziari, in base al quale non possono essere contestati reati sulle "anomalie e opacità" della procedura, che ha portato nel novembre del 2024 il Mef a dismettere il 15% di Mps a favore di Delfin, del gruppo Caltagirone, di Banco Bpm e Anima, è che non si è trattato di una "gara pubblica". Da quanto è stato riferito, quindi, "non è centrale" il ruolo del Mef nell'inchiesta, condotta dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Gdf e coordinata dall'aggiunto Pellicano e dai pm Polizzi e Gaglio col procuratore Marcello Viola. Il Ministero, è stato precisato, avrebbe dato sì un "sostegno" all'operazione, come risulta chiaramente anche dalle 35 pagine del decreto di perquisizione firmato dai pm, ma più in generale "il governo non scala" le banche, "non ha interesse".
F.M.Buffo--INP