Pappano, un direttore deve avere cultura, esperienza e carisma
Il maestro a Santa Cecilia per dirigere Mozart e Bruckner
(di Luciano Fioramonti) "Un direttore d'orchestra deve essere un uomo o una donna di grande cultura, di una certa esperienza, ovviamente se si parla di un ente molto importante, deve avere carisma e sapere come ispirare il pubblico e come funziona la musica". Antonio Pappano risponde così a proposito del dibattito sulla figura del direttore d'orchestra aperto in queste settimane dopo le polemiche e le proteste seguite alla nomina di Beatrice Venezi a direttrice musicale del Teatro La Fenice di Venezia. Il maestro angloitaliano, in questi giorni a Roma per tre serate con l'orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia che ha guidato per 18 anni fino al 2023, evita di entrare nel merito della vicenda specifica, limitandosi ad osservare che "ogni direttore può avere una visione diversa. Ci sono diversi tipi di direttori, sono pochi oggi a comportarsi in modo duro e severo come cinquanta anni fa. Se sono sostenuti dall'orchestra e i risultati ci sono, beati loro". Quanto alla possibilità che un direttore venga chiamato a guidare un'orchestra senza averla mai conosciuta, Sir Tony cita la sua esperienza. "Avevo diretto una sola volta l'orchestra della Royal Opera House nel 1990 in una Bohème che tra l'altro andò molto male. Anni dopo fui nominato direttore musicale senza che l'avessi mai più diretta". Nei tre concerti che lo vedranno sul podio dell'Auditorium Parco della Musica il 28 e 31 ottobre e il 2 novembre, Pappano ha scelto il contrasto di due grandi composizioni, la Sinfonia 'Jupiter' di Mozart e la Grosse Messe di Bruckner. Sul palco con lui, insieme con l'orchestra e il Coro istruito da Andrea Secchi, il soprano Natalya Romaniw, il contralto Szilvia Voros, il tenore Pavel Cernoch e il basso Giorgi Manoshvili. "Con Brucken ho un legame che va verso l' ossessione - ha spiegato -. Ho diretto più volte le sue sinfonie e il Te Deum. La Messa è stata scritta prima del Requiem di Verdi. È espressione di un percorso spirituale che lui vive in modo molto personale". È una composizione di grande impatto, sottolinea, in cui il vero protagonista è il coro. "Mozart è molto più teatrale e si sposa bene con il pathos di Bruckner". La Grosse Messe manca a Santa Cecilia dal 1972, quando a dirigerla fu Wolfgan Sawallisch. In precedenza era stata eseguita soltanto 30 anni prima da Gianandrea Gavazzeni. È un'opera molto impegnativa proprio per il coro, osserva Pappano, e questo spiega perché viene proposta di rado. La London Symphony, dice riferendosi al suo attuale impegno e alle differenze con la compagine ceciliana, "fa tanti viaggi, è un'orchestra da tournée. Mi ha sorpreso la quantità di lavoro con tanti programmi diversi. Studio molto, mi sento all'Università che non ho fatto". Infine, un riferimento alla Valchiria wagneriana in forma scenica con cui il suo successore Daniel Harding ha aperto con successo la nuova stagione di Santa Cecilia. "Sono molto geloso - ha detto scherzando - l'acustica era meravigliosa. È stata una bella idea e una bella esperienza".
A.Riccobono--INP