
The Lost bus, McConaughey e Ferrera eroi per caso

L'ultimo film di Paul Greengrass su Apple tv+ dal 3 ottobre
(di Lucia Magi) 'The Lost Bus' è quasi insopportabile da guardare, eppure necessario. Disponibile dal 3 ottobre su Apple TV+, arriva otto mesi dopo i devastanti incendi che hanno colpito Los Angeles e porta sul grande schermo un dramma reale: il Camp Fire, l'incendio che nel novembre del 2018 rase al suolo la cittadina di Paradise, 700 chilometri a nord, causando 85 morti e decine di migliaia di sfollati. Il rogo più letale della storia della California. In quei momenti di inferno, mentre la popolazione tentava di fuggire dal rogo, Kevin McKay, autista di scuolabus, e Mary Ludwig, insegnante elementare, riuscirono a portare in salvo 22 bambini, muovendosi per cinque ore tra strade bloccate, auto in fiamme e cenere che cadeva come neve. È questa la vicenda al centro dell'ultimo film diretto da Paul Greengrass, maestro nel trasformare eventi reali in pellicole adrenaliniche come 'United 93' e 'Captain Phillips'. Basata sul libro della giornalista Lizzie Johnson 'Paradise: One Town's Struggle to Survive an American Wildfire', la sceneggiatura porta la firma dello stesso regista insieme a Brad Ingelsby, creatore della acclamata miniserie 'Omicidio a Easttown'. Nei ruoli dei protagonisti ci sono Matthew McConaughey, che torna al cinema dopo sei anni di pausa, e America Ferrera, reduce dal monologo più intenso del blockbuster 'Barbie'. A produrre il film sono accorsi Jamie Lee Curtis e Jason Blum, non a caso due nomi che evocano i film del terrore. "Questo è un horror: è devastante, non evita il dolore, l'angoscia né la perdita - riflette in conferenza stampa l'ex poliziotto Rustin Cohle di 'True Detective' - Al centro ci sono due persone comuni, un autista e una maestra che quella mattina non avevano certo pensato di diventare eroi. Mi interessano le storie con emarginati che si ritrovano a fare la scelta giusta. Così ho letto la sceneggiatura e ho pensato che si trattasse di una storia che meritava di essere raccontata, anche non fosse stata vera. Sapere che era basata su eventi reali mi ha dato ancora più convinzione", ha continuato l'attore texano premiato nel 2014 con l'Oscar per 'Dallas Buyers Club'. America Ferrera, dal canto suo, ha spiegato che dopo un film pop come quello sulla bambola Mattel sentiva il bisogno di tornare al senso del suo lavoro: "Dare voce a chi non ce l'ha". "Per me è naturale cercare l'eroismo nelle persone comuni. Sono cresciuta con una madre single, immigrata, con mia nonna e mia zia: gli eroi della mia vita erano loro. Erano gli insegnanti, i genitori di amici, figure che con un gesto o una parola, potevano cambiare le cose. Appena ho letto la sceneggiatura, mi è stato chiaro che esplorava proprio queste sfumature di eroismo quotidiano". "Kevin è un uomo che ha evitato le cose difficili per tutta la vita, e ora sta pagando il conto: non supera la morte del padre, ha perso connessione con il figlio adolescente". Questa dinamica è riuscita a imprimere più profondità al protagonista di un film fatto di tensione e azioni: "Paul mi ha convinto aggiungendo una grande battuta: 'Sono stato in ritardo come figlio. Ora mi sento troppo in ritardo come padre'". L'attrice di origini latine, diventata famosa per la sit com Ugly Betty nei primi anni 2000, aggiunge calore e umanità con i suoi sforzi di sorridere, intonare canzoncine, cercare di proteggere i bambini nei modi più materni e semplici. "Una delle grandi lezioni, sia a Paradise sia con i più recenti incendi a Los Angeles - riflette Ferrera - è che quando ti trovi davanti a una catastrofe l'unica risorsa sono le persone. È il vicino che aiuta tua nonna a uscire di casa, l'amico o l'amico dell'amico che si trova al posto giusto al momento giusto a portare via tuo figlio da scuola. Questo film è un promemoria di quanto abbiamo bisogno gli uni degli altri".
D.Campanella--INP