
L'acciaio del futuro, meno operai e rottame materia prima

Studio, centrale in industria dei prossimi 25 anni, più digitale
Il futuro dell'acciaio resta centrale per l'industria, ma la sfida sarà produrlo in modo più sostenibile, con rottami come materia prima e con sempre più tecnici e meno operai utilizzando tecnologie digitali avanzate e fonti energetiche alternative. È quanto emerge dallo studio "Siderurgia 2050" che indica anche le priorità per i prossimi 25 anni: intelligenza artificiale, forte digitalizzazione, transizione energetica, decarbonizzazione, formazione permanente, forte interazione con il territorio. Lo studio è stato presentato nell'ambito del progetto "Impresa Futuro", promosso da Confindustria Udine e Università di Udine insieme con iNEST - interconnected Nord-Est Innovation Ecosystem, ed è stato curato da un team multidisciplinare composto da esperti di accademia, industria, istituzioni del Triveneto. Secondo Angelo Montanari, coordinatore scientifico di iNEST, "i temi affrontati, dall' AI all'energia, si intrecciano strettamente con le traiettorie di sviluppo del Nordest". Il report conferma che l'acciaio resterà indispensabile, con un'attenzione crescente alla produzione da ciclo rottame e a forni elettrici alimentati da idrogeno verde, mentre la materia prima servirà solo per compensare, puntando comunque su tecnologie meno impattanti. "Non è più la fabbrica degli operai ma dei tecnici - ha spiegato Montanari - con robotica collaborativa, machine learning, cloud e cybersecurity a ridisegnare processi e sicurezza". Sul fronte energetico, si indica nel nucleare - sia fissione avanzata sia futura fusione - la vera alternativa alle fonti fossili, mentre si prospettano soluzioni di recupero energetico e cogenerazione per servire anche le utenze limitrofe. Ma restano criticità: incertezza geopolitica e misure protezionistiche alimentano volatilità e frenano investimenti, mentre la sindrome Nimby "not in my back yard" ostacola nuovi impianti. Centrale sarà quindi comunicare ai cittadini come evolvono le fabbriche. Il progetto "Impresa Futuro", sostenuto con 110 milioni di fondi Pnrr (di cui 43 destinati alle imprese) e che coinvolge oltre 550 aziende del territorio, punta a non disperdere questo patrimonio e a giocare la partita su scala triveneto per affrontare le sfide globali.
O.R.Lucchese--INP